Visite guidate alla scoperta del

Castello Brancaleoni di Piobbico

(Pesaro e Urbino)

Santuario di Santa Maria in Val d'Abisso

Il Santuario-Parrocchia di Santa Maria in Val d’Abisso sorge su un’altura a sud-est dell’abitato di Piobbico, alle pendici del Monte Nerone, al limite della selvaggia forra dell’Infermaccio. Il primo documento che cita la chiesa con il nome di “Santa Maria in Mavi” (contrazione di Amabilis) risale al 1063. Narra la tradizione che l’origine del Santuario sia dovuta alla devozione della gente del luogo verso una immagine della Vergine che alcuni pastori o carbonari hanno rinvenuto in qualche anfratto del Monte Nerone e l’hanno portata a valle ed è stata collocata in una maestadella dove veniva venerata con il titolo di “Mater Amabilis”. La devozione verso questa sacra immagine crebbe a dismisura e ben presto al posto della maestadella sorse una chiesa, che nel 1280 divenne Parrocchia e Santuario. Nel 1478 Nicolò di Federico Brancaleoni lascia scritto che vuole essere sepolto nella chiesa di Santa Maria “de Valle Abyssi”. È il primo documento in cui ricorre questo nuovo appellativo dato alla chiesa, dovuto forse al terribile terremoto del 1456 che produsse nel Nerone numerosi scoscendimenti e fratture. Nel 1489 la chiesa venne affidata all’ordine dei Servi di Maria.


L’interno è ad una unica navata in stile romanico, testimoniato anche dall’abside a costoni, con il soffitto a capriate. Nell’abside si ammira un Crocifisso in maiolica, opera di Valerio Valeri di Civita Castellana (TV); sue sono anche le tavole della Via Crusis. A lato dell’abside è collocato un affresco cinquecentesco raffigurante “La Vergine con il Bambino tra S. Filippo Benizi ed il beato Barbetta”, eremita locale del 1300. Nel 1700 la chiesa era dotata di sette altari, sei lungo le pareti e l’altare maggiore al centro dell’abside. Facendo riferimento all’entrata, sulla parete destra erano sistemati: l’altare di San Filippo Benizi, dell’Assunta e dell’Annunziata, mentre lungo la parete sinistra: l’altare dell’Addolorata, la Cappella della Madonna in Val d’Abisso e l’altare della Concezione. Nel primo e nel terzo altare di destra, e nel primo di sinistra, durante i primi lavori di restauro della chiesa nel 1962 sono tornati alla luce alcuni affreschi di scuola umbro-marchigiana commissionati nel 1519 a Fabrizio Fabrizi di Sant’Angelo in Vado da Antonio Felici da Piobbico. Nel primo altare è raffigurato il Battesimo di Gesù, nel terzo una Annunciazione, e nel primo a sinistra è visibile solo una testa di Sant’Antonio Abate. Nell’altare centrale di destra, in un’ancona chiusa da due sportelli, è posta una tavola raffigurante, l’Assunzione della Vergine, dipinta ad olio (cm 223x158) tra il 1524 ed il 1532 da Raffaellino del Colle per Antonio e Roberto Brancaleoni che avevano ricevuto dai Serviti il permesso di erigere nella chiesa la loro cappella con annesso il sepolcro e si erano impegnati a fornire una immagine di Maria Santissima, cole le figure di Sant’Antonio Abate, San Sebastiano, S. Francesco d’Assisi e S. Girolamo. Anche queste figure di Santi sono di mano di Raffaellin del Colle e sono dipinte sugli sportelli: all’interno S. Antonio Abate e San Sebastiano; all’esterno San Francesco di Assisi e San Girolamo (Olio su tela, cm 223x80 ogni sportello). A fronte dell’altare dell’Annunciazione, nel 1530 Federico Giulio Felici, capitano delle milizie di Urbino, fece erigere un altare e commissionò ancora a Raffaellino del Colle una Concezione (altare della Concezione). Il dipinto purtroppo sparì intorno alla metà del 1800 ed è stato sostituito con una Madonna del Rosario di scuola baroccesca. Di tutto l’altare sono rimaste due semicolonne in travertino con lo stemma dei Felici e la scritta a destra Hoc opus Federicus Fellicis erexit MDXXX, a destra: In honorem Virginis Mariae.


Tra i due altari di sinistra si apre la Cappella della Madonna di Val d’Abisso, costruita nel 1850, arretrando l’altare esistente entro una piccola volta. Tra il 1974 e il 1976 la Cappellina è stata ristrutturata assumendo l’assetto attuale, con l’altare in pietra del Furlo rivolto verso il pubblico. Il tabernacolo è di bronzo dorato, opera di artigianato madrileno. Le due colonne agli spigoli laterali sono di legno dorato e reggono due angeli, sempre in legno dorato, opera di Rinaldo Paioncini di Cagli e facevano parte dell’urna processionale non più esistente. L’immagine della Madonna in Val d’Abisso, che risale al XVI sec., è sorretta da tre angeli bronzei, opera dello scultore romano Vincenzo Montrono. Ha sostituito il vecchio dipinto su tavola di scuola fiorentina. È molto amata dalla popolazione che la onora sempre con grande trasporto e devozione, soprattutto nella festa titolare che ricorre l’8 settembre ed è grande festa per tutto il paese ed il circondario, con grande partecipazione di fedeli e di paesani emigrati che ritornano in massa per onorare la loro Madonnina. Nella mattinata in onore della Vergine, si svolge la tradizionale Processione delle “Rocche” (Rocca=strumento per filare) dalla Chiesa di San Pietro al Santuario.


L’ingresso della chiesa è protetto da un piccolo nartece e sopra il portale, intorno al 1600, sono stati scolpiti due esametri, ancora presenti: “Nosque Theotocos tibi servos aspice primo et quemcunque tuum Parthenos viset asilum” (Noi tuoi servi per primo guarda propizia, o Madre di Dio, e chiunque, o Vergine, visiterà il suo asilo). Se dal pianoro della chiesa si alza lo sguardo verso l’alta valle dell’Infernaccio, si scorge un enorme foro nella parete di roccia. È il foro della Madonna o Balzaforata.


Testo Sante Fini

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